Cagliari-Napoli shock, Calzona conferma: la squadra c’è nelle gambe ma non nella testa. E adesso chi può guarirla?

Cagliari-Napoli porta con sé l’ennesima scia di grande amarezza con una gara in grandi tratti di marca dei padroni di casa che poi subiscono il gol di Osimhen e trovano il pari all’ultimo secondo. Una classifica preoccupante così come la mancanza di serenità di tutto l’ambiente.

AAA cercasi dottore. Anzi, cercasi psicoterapeuta o migliore amico, perchè questo Napoli ha bisogno di sfogarsi, di parlare, di capirsi, di ritrovarsi. Il weekend appena trascorso ha tolto nuove sicurezze alla squadra di mister Calzona, rinnovata nelle trame tattiche ed anche al contempo nell’11 titolare ma che nel profondo presenta sempre gli stessi limiti. Il primo tempo della Unipol Arena, a tratti noioso, non ha palesato una squadra che avrebbe dovuto mangiarsi il campo per conquistare una vittoria che avrebbe finalmente smosso la classifica per un piazzamento Champions. Il 76% di possesso palla con un unico tiro nei primi 45 minuti è un perfetto riassunto di quanto visto nelle ultime settimane e riproposto anche in Sardegna.

È vero, il Napoli in campo è sembrato più ordinato e compatto ma da qui a dire che sia anche solo similare a quello che ha incantato lo scorso anno, ce ne passa ancora di tempo. Nella ripresa il copione si è quasi invertito: gli azzurri hanno trovato il gol andando spesso vicini anche al raddoppio mai concretizzato. Una volta mancava l’ultimo passaggio, un’altra chi doveva tirare crossava, un’altra ancora chi doveva servire il compagno libero invece provava a tirare. Insomma, troppa frenesia, troppa impazienza. E la legge del gol sbagliato gol subito non cambia proprio mai e come un fulmine a ciel sereno Luvumbo batte Meret e insacca il pari all’ultimo secondo.

Da mesi si è alla ricerca del vero problema del Napoli e degli alibi per giustificarlo. Prima la guida Garcia e poi quella Mazzarri hanno limato alcuni dei gap presenti ma nessun tecnico è ancora riuscito a donare vero smalto alla squadra.

E allora qual è il vero problema di questo Napoli? Inizialmente si pensava la poco serena gestione Garcia insieme a scelte tecnico tattiche non convincenti. Poi ancora i problemi societari con i rinnovi di contratto che non sono arrivati, i calciatori scontenti o che si sono già accordati con altri club, messi persino in parte fuori rosa. Ancora la mancanza di motivazioni dopo un anno incredibile come quello che ha portato gli azzurri a vincere lo scudetto lo scorso campionato con numerose pedine che stanno sotto producendo rispetto alle alte aspettative. Molte di queste situazioni si pensava potessero migliorare con l’arrivo di mister Mazzarri: un uomo che conosceva già bene l’umore della piazza i calciatori e che praticamente poteva fungere non solo da allenatore ma anche come guida e pater familias.

Ma se sotto l’aspetto psicologico la squadra risultava più serena, con quello tecnico tattico il Napoli era diventato ancora meno produttivo. Anche in questo caso gli alibi possono essere tanti come un’annata storta di qui Kvaratskhelia o l’assenza prolungata di Victor Osimhen tra infortuni e Coppa d’Africa. Il tempo stringe e si è cambiato ancora con mister Calzona, cercando di limare un altro gap, quello tattico. Un maestro di calcio, un sarrista, facendo tornare alla memoria quei meccanisimi che tanto hanno fatto sorridere gli scorsi anni i tifosi all’ombra del Vesuvio. E’ vero, sette giorni sono pochi ma anche in questo caso sembra che i problemi siano sempre gli stessi e ben radicati: non nelle gambe infatti, bensì nella mente.

Un Napoli fragile nell’anima e poco convinto nella sua mente, così come confermato in conferenza stampa dal neo tecnico partenopeo. Le gambe ci sono, il resto ancora vacilla: eppure il tempo stringe e ancora una volta la cura Calzona potrebbe non essere sufficiente.

Quando nel calcio il problema è fisico si può correre ai ripari anche se serve tempo. Si può mutare la preparazione aumentare o diminuire carichi cambiare preparatore atletico o fisioterapista. Il Napoli ha provato anche questa mossa con il grande ritorno di un professionista come Sinatti. Per far sì che tornasse a brillare ha dato le redini in mano della situazione proprio a Calzona e lo stesso in poche ore ha subito individuato la vera problematica della sua squadra che non consiste nelle gambe che non corrono o nei piedi che non ascoltano le indicazioni della testa bensì nell’anima fragile e nella mente poco serena. Quando si parla di insicurezza la risoluzione dei problemi è ancor più impegnativa dovendosi affidare non solo a una guida tecnico tattica sapiente ma anche ad un leader di fiducia.

Credits SSC NAPOLI

È probabile che Calzona possa essere l’uomo giusto nel momento giusto e che possa toccare le perfette corde per ridare fiducia e consapevolezza una squadra campione d’Italia che lo scorso anno ha demolito il campionato già a gennaio. Forse servirebbero delle riunioni di gruppo dove parlarsi faccia a faccia davanti al caffè di Tommaso Starace, una pizza in compagnia per dimenticare che in realtà il percorso è in salita ma lo scudetto cucito sul petto dimostra che nulla è impossibile se solo lo si voglia, o semplicemente un amico fidato con cui parlare, un diario segreto al quale affidare le proprie perplessità a mmo di sfogatoio. Io mi posso candidare volontaria per ascoltarli, ma non sarò “dolce di sale” perchè poi le sofferenze devono essere condivise e a vedere questo Napoli così malconcio fa davvero male al cuore.

Al di là delle consapevolezze e della ricerca delle soluzioni il tempo stringe: mercoledì si scende nuovamente in campo per il match di recupero contro il Sassuolo prima della grande sfida al Maradona contro la Juventus.

E’ ormai un refrain costante dire “la prossima per il Napoli sarà una gara decisiva per smuovere la classifica”. Il tempo per gli azzurri scorre inesorabile ed è vero, fin quando la matematica non emetterà i suoi verdetti non si potrà considerare una definitiva bocciatura della stagione, anche se la missione di un piazzamento Champions al momento è veramente molto complicata. Lo sarebbe certo di meno se si tornasse a vincere sin da mercoledì e inanellare un filetto importante di vittorie che dia fiducia al prosieguo del campionato. Sassuolo, Juventus, Torino e poi ancora Barcellona in Spagna potrebbero essere il rilancio definitivo ma servirà un Napoli perfetto al netto dei suoi limiti per conquistare vittorie contro squadre che non cederanno neanche di un millimetro.

Guardando il bicchiere mezzo pieno, Calzona in pochi giorni si è reso conto dei problemi di un Napoli che nessuno aveva voluto mai definire e ammettere. È già questo un ottimo punto di partenza così come dare spazio a calciatori che fin quando tesserati all’ombra del Vesuvio devono dare il massimo ed altri che nonostante il cognome blasonato possono essere sostituiti come tutti gli altri nel caso di prestazioni fortemente sottotono. Il responso come sempre lo darà soltanto il campo perché infondo, il tifoso può solo osservare, tifare e sperare.

Il Tifoso Disgustato, Cagliari Napoli 1-1
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